PUPAZZI

Nel corso della seconda metà del ‘900, i progressi tecnologici che hanno reso disponibili nuovi materiali, la facilità di viaggi e comunicazioni che hanno favorito il contatto e la conoscenza con tecniche e culture teatrali di altri continenti e la comparsa di un nuovo mezzo come la televisione hanno fatto nascere, nel teatro di figura, tecniche di costruzione e animazione assolutamente nuove e originali. Un importante impulso è venuto ad esempio dal teatro tradizionale giapponese delle marionette, il Bunraku.
Nel teatro Bunraku marionette di dimensione quasi umana vengono animate da tre animatori in scena, vestiti di nero ma visibili al pubblico. Il Maestro a volto scoperto anima la testa e il braccio destro mentre i due aiutanti, col volto completamente nascosto da un copricapo nero, animano uno il braccio sinistro e in parte il tronco e l’altro i piedi del personaggio. La voce ai personaggi non viene data dagli animatori ma da attori che siedono ai lati del palcoscenico e sono accompagnati da musicisti che suonano strumenti tradizionali giapponesi. Le marionette bunraku sono estremamente complesse, muovono occhi e sopracciglia e le mani hanno falangi mobili e articolate esattamente come quelle umane. Si tratta di spettacoli di grande raffinatezza estetica e di forte impatto e contenuto emotivo; le storie e la struttura dello spettacolo possono essere accostate a quelle del melodramma europeo. L’animazione diretta del bunraku – attraverso impugnature in legno con fili per controllare i movimenti di occhi, sopracciglia, spalle, mani e falangi o direttamente con la mano del manipolatore che impugna l’arto della marionetta – è stata adottata e poi trasformata e declinata in innumerevoli nuove tecniche manipolative.
L’esempio più famoso in Italia è quello di Topo Gigio, creato nel 1959 da Maria Perego per la televisione. Topo Gigio è un pupazzo in gommapiuma, mosso sulla falsariga del bunraku da tre animatori vestiti di nero e “invisibili” al pubblico.
I materiali industriali come la gommapiuma, il poliuretano e il lattice hanno ampliato a dismisura le possibilità costruttive e favorito lo sviluppo di pratiche di animazione innovative, frutto di mescolanze e commistioni. In questo quadro non va dimenticato il filone dei personaggi realizzati tramite la semplice trasformazione di oggetti di produzione industriale o il cosiddetto Teatro Oggetto, con spettacoli rappresentati attraverso l’impiego in scena di oggetti di uso quotidiano non trasformati. Fondamentale nella seconda metà del Novecento è il filone dei pupazzi televisivi; basti citare i Muppets di Jim Henson fino al pupazzo più noto della Tv italiana degli ultimi anni, il Dodò nato dalla matita di Tinin Mantegazza. Tecniche di costruzione e animazione che evolvono in osmosi continua con i nuovi media. I più recenti esempi vedono la mescolanza scenica di burattini, marionette e nuove tecnologie. Pupazzi in scena o proiettati su schermi, “mischiati” a video proiezioni o animati su computer.