Mostrare al pubblico la incredibile varietà di personaggi ed eroi popolari che esistono nel teatro di burattini in Italia, è una maniera di far comprendere come la più straordinaria diversità di tratti, sfumature e personalità possa coesistere nello stesso linguaggio scenico, quello dei burattini popolari che durante secoli hanno marcato parte dell’immaginario collettivo degli europei.
Ben conosciuta è la discendenza storica dalla maschera di Pulcinella e dalle sue compagne della Commedia dell’Arte, così come la loro espansione in Europa per mano delle compagnie italiane, maschere che si moltiplicano, si clonano e si trasformano dentro la frammentata geografia culturale europea, con nomi e caratteri simili e distinti. E dopo la prima ondata che parte dall’impulso rinascimentale e che si sviluppa sotto l’effervescenza del Barocco, è importante segnalare la seconda ondata, figlia della Rivoluzione Borghese e dell’irruzione della nuova classe dirigente, che introduce il concetto di nazione e vive un’esplosione euforica di creatività, dando luogo a quella ricchissima varietà di nomi e personaggi che in alcuni casi si identificano con le nazioni, in altri con le città o con determinati contesti culturali. Sono i vecchi e nuovi Pulcinella, come il Punch a guanto inglese, il Guignol francese, il tedesco Kasperl, Kasparek in Cechia e Slovacchia, l’olandese Jan Klassen , Vasilache in Romania, Petrushka in Russia, Don Roberto in Portogallo, Titella in Catalogna, solo per citare i più conosciuti.
Ai quali bisogna sommare la valanga di nuove maschere o personaggi popolari in Italia: Facanapa, Tartaglia, Gioppino, Pacì Paciana, Meneghino, Tascone, Fagiolino, Sganapino, Sandrone, Gianduja, Baciccia, Stenterello, Peppe Nappa …
Un’Italia in fase di cambiamento, che tuttavia mantiene la sua frammentata struttura di città e regioni sovrane, autonome o indipendenti, scossa con enorme drammaticità dall’invasione napoleonica, che la condiziona culturalmente e politicamente. E’ in questo momento che si produce questo fecondo fiorire burattinesco di nuove maschere e personaggi, che nascono senza portare una maschera sul volto (imperativo di chiarezza e illuminismo napoleonico) e che convivono con i centenari Brighella, Pantalone, Dottor Balanzone, Arlecchino, Pulcinella e molti altri personaggi mascherati. Questa fioritura è unica nella geografia europea. E’ l’espressione di alcune popolazioni che, dopo aver acquisito la nuova condizione di cittadini portata dalle influenze della Rivoluzione Francese, sono ansiosi di vedersi riflessi in figure che li rappresentino nella loro singolarità locale: siamo e ci definiamo con nomi e tratti distinti e unici.
Fioritura incredibile e unica, però comune, poiché la distinzione che avviene in un luogo avviene allo stesso modo in quello accanto, in un affanno superlativo a manifestarsi come differenti. Però tutti parlano lo stesso linguaggio: ansia di ribellione, libertà, vitalismo, culto dell’individualità e orgoglio identitario.
In realtà queste sono le caratteristiche generali degli eroi del teatro popolare di burattini in tutta Europa, espressione di un’epoca. Tutti cantano la stessa cosa, però lo fanno con lingue accenti, tratti, colori, vestiti e identità distinte. Al momento di differenziarsi, tutto vale, per affermare ciò che è comune. Questo gioco di paradossi tra ciò che è comune e ciò che è singolare, è quello che converte i Pulcinella europei in una realtà complessa che simbolizza alla perfezione lo spirito europeo di unione a partire dalla differenza. Non sarà l’archetipo pulcinellesco, nella sua multipla varietà che però parla uno stesso linguaggio, un archetipo che ci parla dell’Europa che stiamo costruendo diversa e distinta però unita? Un principio tuttavia poco accettato nel mondo – perché la differenza separa e non permette che affiori ciò che è comune, sacrificato sull’altare della singolarità – e che per questo ha tanta necessità di disporre di forme popolari e spontanee, però profonde e archetipiche, che lo esprimano in modo diretto e pieno.
Da qui l’importanza di conoscere, esplorare e comprendere questa poliedrica realtà burattinesca in Europa. In questo senso, l’Italia, e questa mostra lo conferma, si presenta a noi come una importante” riserva naturale” dei burattini, tanto è straordinaria la varietà e la proliferazione di maschere che offre. Maschere che segnano con nomi e tratti distinti, la mappa geografica e culturale della penisola. Una forma magistrale per comprendere il mistero rivoluzionario di come la differenza unisce.
Toni Rumbau